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@ Adriano
mi spiace che tu abbia incontrato gente del genere.
A me ha insegnato mio padre il quale ha iniziato quando la Fiat produceva la 500 A e forse anche prima.
di conseguenza mi ha trasmesso un modo di lavorare vecchia maniera e io personalmente nonostante non sia vecchissimo qualche capello bianco inizio ad averlo e anch’io ho iniziato in tempi in cui la manod’opera costava poco mentre i pezzi di ricambio erano carisssimi ( e a volte introvabili in tempi brevi) ragion per cui si riparava il più possibile.
Concludo con dirti che so che non ti offendi quando la discussione, anche se un pò più accesa, rimane su toni comunque educati e civili.
Aggiungo ancora questo e poi chiudo:
bisogna sempre ricordare che lo scrivere non è come il parlare di persona quindi non è così facile capirsi senza fraintendere.
con questo ti saluto cordialmente e ti invio una stretta di mano virtuale
Renzo73 ha scritto:
@ Adriano
mi spiace che tu abbia incontrato gente del genere.
A me ha insegnato mio padre il quale ha iniziato quando la Fiat produceva la 500 A e forse anche prima.
di conseguenza mi ha trasmesso un modo di lavorare vecchia maniera e io personalmente nonostante non sia vecchissimo qualche capello bianco inizio ad averlo e anch’io ho iniziato in tempi in cui la manod’opera costava poco mentre i pezzi di ricambio erano carisssimi ( e a volte introvabili in tempi brevi) ragion per cui si riparava il più possibile.
Concludo con dirti che so che non ti offendi quando la discussione, anche se un pò più accesa, rimane su toni comunque educati e civili.
Aggiungo ancora questo e poi chiudo:
bisogna sempre ricordare che lo scrivere non è come il parlare di persona quindi non è così facile capirsi senza fraintendere.
con questo ti saluto cordialmente e ti invio una stretta di mano virtuale
——-Caro Renzo(se mi consenti la confidenza)tu hai avuto la fortuna di fare “il ragazzo di bottega” con tuo padre,cosa invidiabile ,a mio avviso.Io ho svolto gran parte della mia vita lavorativa come responsabile degli impianti alla birra Peroni ed alla Prinz Brau,quindi avevo la mia squadra di intervento costituita da dipendenti dell’azienda ,ma la gran parte delle grosse manutenzioni venivano fatte da ditte esterne;inoltre ho consumato più vetture che scarpe con l’altra attività, per via dei numerosi cantieri in tutta Italia.Pertanto credimi che di persone che lavorano nelle più disparate attività ne ho conosciute e valutate e ciò che ho affermato riguardo alle capacità lavorative purtroppo sono come ho detto.E credimi che io attribuisco gran parte della incapacità alla impossibilità di apprendere il mestiere con l’apprendistato,che non è stato sufficientemente valutato dai responsabili del mondo del lavoro.Vale molto di più un artigiano che abbia affinato il mestiere sul “campo” di 20 ingenieri o periti usciti da pochi anni dalla scuola.Io sono perito meccanico diplomato nel 61 e lo posso dire senza tema di essere smentito.Cordialmente Adriano. 😉 🙂 :cheer:
adriano.casoni ha scritto:
Renzo73 ha scritto:
[quote]@ Adrianomi spiace che tu abbia incontrato gente del genere.
A me ha insegnato mio padre il quale ha iniziato quando la Fiat produceva la 500 A e forse anche prima.
di conseguenza mi ha trasmesso un modo di lavorare vecchia maniera e io personalmente nonostante non sia vecchissimo qualche capello bianco inizio ad averlo e anch’io ho iniziato in tempi in cui la manod’opera costava poco mentre i pezzi di ricambio erano carisssimi ( e a volte introvabili in tempi brevi) ragion per cui si riparava il più possibile.
Concludo con dirti che so che non ti offendi quando la discussione, anche se un pò più accesa, rimane su toni comunque educati e civili.
Aggiungo ancora questo e poi chiudo:
bisogna sempre ricordare che lo scrivere non è come il parlare di persona quindi non è così facile capirsi senza fraintendere.
con questo ti saluto cordialmente e ti invio una stretta di mano virtuale
——-Caro Renzo(se mi consenti la confidenza)tu hai avuto la fortuna di fare “il ragazzo di bottega” con tuo padre,cosa invidiabile ,a mio avviso.Io ho svolto gran parte della mia vita lavorativa come responsabile degli impianti alla birra Peroni ed alla Prinz Brau,quindi avevo la mia squadra di intervento costituita da dipendenti dell’azienda ,ma la gran parte delle grosse manutenzioni venivano fatte da ditte esterne;inoltre ho consumato più vetture che scarpe con l’altra attività, per via dei numerosi cantieri in tutta Italia.Pertanto credimi che di persone che lavorano nelle più disparate attività ne ho conosciute e valutate e ciò che ho affermato riguardo alle capacità lavorative purtroppo sono come ho detto.E credimi che io attribuisco gran parte della incapacità alla impossibilità di apprendere il mestiere con l’apprendistato,che non è stato sufficientemente valutato dai responsabili del mondo del lavoro.Vale molto di più un artigiano che abbia affinato il mestiere sul “campo” di 20 ingenieri o periti usciti da pochi anni dalla scuola.Io sono perito meccanico diplomato nel 61 e lo posso dire senza tema di essere smentito.Cordialmente Adriano. 😉 🙂 :cheer:[/quote]
Scusa ma qui diventi offensivo se non ho capito male io Meury e tutti quelli sotto i trenta/quaranta anni siamo degli emeriti incapaci perchè non formati negli anni 60.
anch’io sono perito meccanico diplomato del 93 e la mia formazione non è sicuramente inferiore alla tua.
Aggiungo che la formazione ricevuta dal politecnico di torino è stata completa e difficile. la selezione degli essami era durissima (sono orgoglioso di far parte di quei 20 ingegneri).
e da diplomato/laureato mi stupisco che tu pensi che siamo degli incapaci solo perchè non abbiamo superato i 60 anni.
Questo è il mio punto di vista e ti invito cordialmente a smeterla di insinuare che i giovani sono degli incapaci.
io ne conosco tantissimi che sono preparati, professionali e capaci (senza timore di essere smentito).
—–Mi ritiro dalla discussione,come hai detto tu, probabilmente sarò stato sfortunato io ad incontrare solo un certo tipo di tecnici durante tutta la mia vita lavorativa e non.Ti chiedo però di consultare il forum, e troverai un intervento circa il mio festeggiamento dei 50 anni del diploma, avvenuto nel giugno di quest’anno,con la visita al nostro vecchio Istituto Tecnico di Modena e la conseguente delusione di tutti i miei 18 ex compagni di scuola,(considera che uno è il figlio di Sergio Scaglietti carrozziere della Ferrari,per anni responsabile dell’ufficio acquisti dell’azienda.Un altro è stato per 25 anni responsabile della sicurezza delle centrali nucleari francesi; e, cosa unica,nessuno di noi ha svolto mansioni o ricoperto incarichi simili in uno stesso settore,ma ognuno ha lavorato in settori diversi),dicevo la delusione nel constatare la carenza di programmi di insegnamento e la riduzione di materie ed argomenti trattati, sia dal punto di vista della teoria che delle esperienze tradotte in pratica nei vari laboratori,rispetto a quello che costituì il programma dei nostri tempi.Informati sulla trasformazione e diversificazione delle materie e i nuovi indirizzi di diploma che gli istituti tecnici industriali hanno subito dopo il 62, e vedrai se gli argomenti trattati alla mia epoca, sia come numero di materie che come loro vastità,siano gli stessi che hanno formato materia di programma nei vari istituti tecnici ad indirizzo meccanico, nel periodo successivo.Pertanto,come ripeto,non trovo motivo di continuare la discussione poichè la vedo percorrere due binari troppo paralleli.Cordialmente, 🙂 Adriano.
Oggi i programmi sono adeguati alle richiesto del mercato.
Oggi si punta molto sulla programmazione delle macchine a controllo numerico (le macchine tradizionali non sono praticamente più usate).
tutta la parte di officinain in cui si passavano due anni a limare è stata eliminata in quanto all’interno delle moderne officine la lima è praticanmente sparita.
il disegno si fa al computer in tempi decisamente inferiori e con qualita superiore senza per forza imparare ad usare squadre (tra l’altro il disegno manuale si insegna ancora)
il numero delle ore di lezione e simile se non uguale.
Che la scuola Italiana stia passando un momentaggio è palese
ma questo è dovuto all’eredità lasciata dalle generazioni precedenti in cui si sono sprecati soldi a destra e a manca e si è mantenuto docenti che insegnavano ben poco. Questo non è sicuramente colpa dei giovani ma forse proprio di quelli che oggi hanno i capelli bianchi e sono andati in pensioni a 50 anni sfruttando leggi ridicole e lasciando ai giovani d’oggi un
Italia allo sbando totale.
Comunque voglio farti notare che tu insisti a dare dell’incompetente a persone che hanno la sola colpa di essere solo più giovani di te.
Ti faccio un esempio su tutti e poi chiudo la discussione: Velox è sicuramente una persona preparata, onesta e capace e non mi sembra un vecchietto in pensione con i famosi capelli bianchi.
Insisto sul fatto che non devi giudicare una persona dalla data di mascita.
Renzo
Carissimi Renzo ed Adriano, mi permetto di intervenire perchè anche io ho superato i 60anni, sono diplomato ed ho studiato ingegneria in gioventù. leggendo ciò che scrivete penso che in fondo abbiate ragione entrambe, se pur per motivazioni diverse.
Adriano è un fautore dell’apprendistato e degli studi d’Epoca (permettetemi di definirli così), mentre Renzo difende la formazione scolastica un pò più recente.
Bene io credo che Adriano ha certamente ragione quando parla di artigiani formatisi alla scuola dell’esperienza sul campo ; ma ha ragione anche Renzo quando parla di tecnici ben preparati da scuole e programmi degli anni 90. La buona volontà di chi ha imparato all’apprendistato esiste ancora oggi, e fà la differenza tra i diplomati/laureati moderni ma assolutamente impreparati, e quelli invece che, basandosi sugli insegnamenti scolastici, migliorano la loro qualità lavorativa operando sul campo.
Concludo con un piccolo episodio personale. Alcuni hanni fà ho aiutato mio figlio nella preparazione di una tesi sperimentale per il conseguimento della laurea. Premetto che il corso di laurea era in ingegneria aerospaziale ed il tema della tesi era la progettazione e realizzazione di un motore spaziale prototipo ad ioni di teflon. (quindi argomenti assolutamente sconosciuti per me)
Tale tesi prevedeva una parte teorica (la progettazione) ed una parte pratica (la costruzine del motore): Mio figlio, nonostante gli anni di studio, non distingueva un cacciavite da una pinza, però dopo alcuni mesi di lavoro in mia compagnia nel laboratorio sperimentale dell’università ha fatto passi da gigante. E proprio alcuni giorni fà abbiamo avuto un’accesa discussione sul problema dei freni della mia 500.
Questo secondo me dimostra tutte e due le vostre teorie.
Con cordialita
Bruno
@Bruno
quoto quello che dici al 100%
Io non dico meglio uno o meglio l’altro dico solo che non è l’età il fattore principale sul quale basare la valutazione di una persona e tanto meno la sua competenza. Tuo figlio ha dimostrato che nel suo è una persona preparata e capace e nel momento in cui è uscito dal suo sentiero ha avuto la capacità di adeguarsi e imparare in fretta con tempi ridotti chiedendo con modestia l’aiuto del padre più esperto nel campo pratico.
Complimenti al tuo giovane figli e al padre un po meno giovane :laugh: che ha saputo trasmettergli i giusti valori.
Tornando al Topic (altrimenti i moderatori mi legnano :dry: ) cosa ne pensi del lato tecnico della discussione?
ovvero pensi che introdurre il grasso in un sistema che prevede il bagno d’olio sia comunque una cosa buona o no?
Se si per quali motivi?
Da “profano” (comunque meccanico fai da te non del tutto scemo :laugh: ) se un meccanismo nasce per funzionare con un determinato lubrificante,quello deve essere impiegato. 😉
Renzo73 ha scritto:
Oggi i programmi sono adeguati alle richiesto del mercato.
Oggi si punta molto sulla programmazione delle macchine a controllo numerico (le macchine tradizionali non sono praticamente più usate).tutta la parte di officinain in cui si passavano due anni a limare è stata eliminata in quanto all’interno delle moderne officine la lima è praticanmente sparita.
il disegno si fa al computer in tempi decisamente inferiori e con qualita superiore senza per forza imparare ad usare squadre (tra l’altro il disegno manuale si insegna ancora)
il numero delle ore di lezione e simile se non uguale.
Che la scuola Italiana stia passando un momentaggio è palese
ma questo è dovuto all’eredità lasciata dalle generazioni precedenti in cui si sono sprecati soldi a destra e a manca e si è mantenuto docenti che insegnavano ben poco. Questo non è sicuramente colpa dei giovani ma forse proprio di quelli che oggi hanno i capelli bianchi e sono andati in pensioni a 50 anni sfruttando leggi ridicole e lasciando ai giovani d’oggi un
Italia allo sbando totale.Comunque voglio farti notare che tu insisti a dare dell’incompetente a persone che hanno la sola colpa di essere solo più giovani di te.
Ti faccio un esempio su tutti e poi chiudo la discussione: Velox è sicuramente una persona preparata, onesta e capace e non mi sembra un vecchietto in pensione con i famosi capelli bianchi.
Insisto sul fatto che non devi giudicare una persona dalla data di mascita.
Renzo
——Continui ad attribuirmi definiziopni che non mi competono,non hai capito che il mio riferimento non riguarda un fattore anagrafico ma ad un periodo errato della formazione scolastica dei tecnici.Il vicepreside che ci ha accompagnati nella visita alla scuola,ci ha informati che è già approvato un biennio propedeutico per il quale,con un biennio appunto di studi teorici ,un perito può ottenere una laurea di tipo breve.Altro errore.Le uniche macchine da laboratorio presenti ancora nella ns scuola erano la Galdabini per le prove di trazione,e il pendolo di Sciarpy per la prova di resilienza oltre a quelle per la durezza Brinnell e Rokwell e sai chi erano i soli ad usarle:gli universitari la cui università è senza o quasi laboratori,fattore gravissimo dell’università italiana da decenni a questa parte ,con lamentele per la carenza di questi impianti da parte degli stessi studenti;e con quel biennio si toglie ancora più praticità allo studente e si aumenta la teoria.Quando facevo l,’istituto ,non si limava solo,ma si usavano torni,fresatrici ,dentatrici Gleason e tante altre macchine utensili.Molti dei miei compagni hanno iniziato a lavorare come fresatori o tornitori in officine dell’indotto modenese,perchè a scuola lo insegnavano.Tu parli di disegno al compiuter ma ti sei mai chiesto se unitamente a questo, non sarebbe utile far vedere, e fare, un pezzo meccanico finito partendo dal grezzo,e magari tradurlo ad un tornitore o fresatore tramite una scheda di lavorazione,progettandone magari la opportuna attrezzatura per eseguire la lavorazione?Io ho i miei dubbi ,cosi come ho il dubbio che la competenza di un tecnico che ha realizzato manualmente un pezzo e poi lo disegni sul tecnigrafo, sia uguale a quello che il pezzo lo disegni solo senza magari nemmeno averlo visto fare, poichè nella sua scuola non lo insegnano e non c’è più nemmeno la macchina che lo possa realizzare.La frammentazione dei titoli di studi tecnici ,a mio avviso,toglie possibilità di spazi di impiego e mantenimento dello stesso posto dio lavoro..Un perito termotecnico deve per forza lavorare (se vuole sfruttare il suo titolo di studio)nel settore termotecnico,se il settore entra in crisi ,l’azienda dove lavora è costretta a metterlo a casa ,lui dove va a lavorare?Il perito degli anni 50-60 aveva tutta la sfera dell’industria a disposizione,tale era il campo di competenze del suo programma di studi.Personalmente ho trascorso quasi metà della vita lavorativa occupandomi della manutenzione degli impianti della birra Peroni prima e della Prinz Brau dopo.Poi mi hanno offerto un posto come gestore di un servizio di installazione di materiali refrattari in una grossa azienda che aveva due stabilimenti di produzione vicino ad Ivrea.Da quel momento mi sono occupato(e devo dire con buon risultato)di forni industriali di ogni tipo:dagli inceneritori urbani ,a i forni da trattamento termico per esempio della Fiat trattori di Modena,alle grosse caldaie della Montedison,ecc,e facendo impianti su tutto il territorio nazionale:Sai perchè ho potuto farlo?Non prchè fossi Mandrake,no affatto ,ma per il solo motivo che a scuola avevo studiato la termodinamica gli impianti ad essa connessa oltre alle materie specificatamente meccaniche.Il fatto di conoscere nel dettaglio cosa succedesse in quegli impianti mi ha favorito.Ora ti saluto poichè proprio non intendo convincerti.Comunque è stato un piacere.Adriano.—E chiedo infinitamente scusa per gli OT di cui ho abusato ma la discussione mi sembrava troppo interessante per ometterla.
non so a che scuola ti riferisci ma a Savona e Cairo all’ITIS già negli anni novanta si usavano macchine a CNC e si partiva da disegni in CAD poi ripordati in CAD CAM. dopo di che si attrezava lamacchina e si produceva il pezzo.
Oggi si fa tutt’ora con macchine più evolute e programmi di modellazione solida vettoriale.
Tornii, frese, dentatrici sono oramai dimenticate nelle officine moderne. Oggi si parala di centri di lavoro a CN con macchine a 6 assi e contromandrini motorizzati.
Al politecnico di Torino hanno fior fiori di laboratori già alla fine degli anni novanta c’era una fresetrice a CN con 8 assi. Per non parlare della galeria del vento.
Per quanto riguarda la temodinamica si insegna tutt’oggi ma li c’è poca innovazione ora mai i vari cicli rankine sono già ritriti mentre il diagramma di moliere è su calcolatrice.
La progettazione non si fa più come l’avevano insegnata a te ma si base su teorie assai più evolute quale la teoria agli elemnti finite che richiede un’ottima preparazione in matematica in particolare nel calcolo matriciale e che introduce il fattore di usura per fatica e tiene in considerazione (per elementi non statici) i modi propri di vibrare degli oggetti per evitare le rottura in frequenze di risonanza (tipo certi alberi di trasmissione di alcuni veicoli degli anni 60e 70).
Tra l’altro un dato su tutti, i nostri ragazzi quando vanno all’estero fanno sempre un’ottima figura e non siamo inferiori a nessuno.
Oggi le offficine meccaniche sono dei veri e propri laboratori pulitissimi dove il computer è entrato di prepotenza e i “tornitori” sono in camice bianco (o azzurro 🙂 )
e prima redigono il programma poi attrezzano la macchina con i vari settaggi e poi fanno un controllo dimensionnale delle tolleranze sulle centinai di pezzi che la macchina sforna ogni ora.
Questa è la realta di oggi 😉
Io sostengo che la scuola non deve insegnare delle nozione ma deve insegnare ad un ragazzo una metodologia di aprendimento coscente e rapido che lo renda flessibile a qualsiasi situazione lavorativa.
Renzo
PS ti devo riconoscere la capacità di stimolarmi a discussioni molto coinvolgenti
mi sa che questo problema dello sterzo e più serio di quanto pensassi
calimero ha scritto:
[quote]mi sa che questo problema dello sterzo e più serio di quanto pensassi
Ragazzi se può essere utile a Ufo o a qualcun’altro metto a disposizione la mia modestissima esperienza riguardo ad un problema simile che avevo sulla mia L.
Problema:
Quando a velocità un pò sostenuta prendevo una buca in rettilineo la macchina tirava a destra e a sinistra un paio di volte obbligandomi a rallentare.
Individuazione causa:
Mi sono infilato sotto il muso e ho fatto muovere da un amico il volante a destra e a sinistra.
Soluzione:
Si notava che i silent blok della scatola di rinvio dello sterzo (quella a destra per capirci)si erano spappolati e l’asse della stessa aveva un gioco enorme,è bastato sostituire questo pezzo per risolvere il problema.
Forse ad Ufo è successo lo stesso. 😉
Renzo73 ha scritto:
non so a che scuola ti riferisci ma a Savona e Cairo all’ITIS già negli anni novanta si usavano macchine a CNC e si partiva da disegni in CAD poi ripordati in CAD CAM. dopo di che si attrezava lamacchina e si produceva il pezzo.
Oggi si fa tutt’ora con macchine più evolute e programmi di modellazione solida vettoriale.
Tornii, frese, dentatrici sono oramai dimenticate nelle officine moderne. Oggi si parala di centri di lavoro a CN con macchine a 6 assi e contromandrini motorizzati.
Al politecnico di Torino hanno fior fiori di laboratori già alla fine degli anni novanta c’era una fresetrice a CN con 8 assi. Per non parlare della galeria del vento.Per quanto riguarda la temodinamica si insegna tutt’oggi ma li c’è poca innovazione ora mai i vari cicli rankine sono già ritriti mentre il diagramma di moliere è su calcolatrice.
La progettazione non si fa più come l’avevano insegnata a te ma si base su teorie assai più evolute quale la teoria agli elemnti finite che richiede un’ottima preparazione in matematica in particolare nel calcolo matriciale e che introduce il fattore di usura per fatica e tiene in considerazione (per elementi non statici) i modi propri di vibrare degli oggetti per evitare le rottura in frequenze di risonanza (tipo certi alberi di trasmissione di alcuni veicoli degli anni 60e 70).
Tra l’altro un dato su tutti, i nostri ragazzi quando vanno all’estero fanno sempre un’ottima figura e non siamo inferiori a nessuno.Oggi le offficine meccaniche sono dei veri e propri laboratori pulitissimi dove il computer è entrato di prepotenza e i “tornitori” sono in camice bianco (o azzurro 🙂 )
e prima redigono il programma poi attrezzano la macchina con i vari settaggi e poi fanno un controllo dimensionnale delle tolleranze sulle centinai di pezzi che la macchina sforna ogni ora.
Questa è la realta di oggi 😉
Io sostengo che la scuola non deve insegnare delle nozione ma deve insegnare ad un ragazzo una metodologia di aprendimento coscente e rapido che lo renda flessibile a qualsiasi situazione lavorativa.
RenzoPS ti devo riconoscere la capacità di stimolarmi a discussioni molto coinvolgenti
——–Ci sei ancora?Beh quello che intendo io come manualita scolastica significa avere un treno di ruote dentate dietro al tornio e fare il calcolo della filettatura da fare e scegliere quindi le ruote da montare,le scuole che cito io sono la università di Bologna, la università di Modena, l’ITI Aldini Valeriani di Bo, e l’ITI Fermo Corni di Modena.Certo che il politecnico di Torino è assai nominato e perciò forse è più fornito degli altri atenei.Tieni presente che tu porti continuamente in campo culture universitarie mentre io continuo a sostenere che sbagliata,perchè la conosco,è lo stato degli istituti tecnici che tendono ,sbagliando, a dare una cultura sempre meno di carattere pratico ai periti.E’ un pò come avere l’esercito pieno di generali e di soldati ,quello che manca è l’ufficiale intermedio che muove all’attacco e mantiene le posizioni con i soldati.Io raffronto l’attuale e futuro mondo dell’impiego tecnico così.E ritengo sia sbagliato.Quante volte mi è capitato di entrare in un impianto di produzione di calore,uscire e dover disegnare sul cantiere, con sufficiente precisione e correttezza, lo stato interno dell’impianto e le modifiche da apportare al proprietario o direttore o al responsabile,senza il compiuter ,chissà se un perito di oggi lo saprebbe fare.Io rimango fermo al mio punto di vista che per decenni ha imperato,la teoria seguita dalla pratica è senz’altro costruttiva ma senza la pratica essa non è completa,e pensare che in tutto ciò il tecnico è assai avvantaggiato perchè gli si chiede sempre più, il minor tempo di utilizzo dell’organo progettato,cosa notoriamente contraria ai tempi passati(vedi il ns cinquino).Non riesco a trovare il motivo per cui un perito del giorno d’oggi non debba imparare ad usare una macchina utensile semplice ,imparare a saldare ,eseguire manualmente e personalmente delle fusioni,utilizzare un maglio in una fucina o forgiare utensili.Poi nel mondo del lavoro troverà i torni che con un sermplice schiocco delle dita faranno anche la serie di pezzi tramite schede che un tec nico softwer gli ha preparato,( e questo solo a livello di dimensione di azienda certamente non piccola) ma all’inizio ci deve essere un iter per conoscere la costruzione di un elemento ,non lo si può solo utilizzare e basta.E’ come l’uso della macchina io sono per la conoscenza tecnica del mezzo che guidi,solo così puoi destinare al suo uso e a tutti i suoi organi l’attenzione dovuta.Forse sarebbe meglio continuare la discussione davanti ad un buon piatto di lasagne.Strano che non ci abbiano ancora buttato fuori dal forum.Adriano. –(forse saranno ancora tutti in ferie!)
Andrè ha scritto:
calimero ha scritto:
[quote]mi sa che questo problema dello sterzo e più serio di quanto pensassiRagazzi se può essere utile a Ufo o a qualcun’altro metto a disposizione la mia modestissima esperienza riguardo ad un problema simile che avevo sulla mia L.
Problema:
Quando a velocità un pò sostenuta prendevo una buca in rettilineo la macchina tirava a destra e a sinistra un paio di volte obbligandomi a rallentare.
Individuazione causa:
Mi sono infilato sotto il muso e ho fatto muovere da un amico il volante a destra e a sinistra.
Soluzione:
Si notava che i silent blok della scatola di rinvio dello sterzo (quella a destra per capirci)si erano spappolati e l’asse della stessa aveva un gioco enorme,è bastato sostituire questo pezzo per risolvere il problema.
Forse ad Ufo è successo lo stesso. 😉
sicuramente potrebbe anche essere quello il proplema ma è facile da verificare e, se non ho frainteso, sembra che comunque qualcosa Ufo abbia già tentato di fare e controllato almeno visivamente.
Ufo facci sapere
@Adriano
l’esperienza che porto è dell’ITIS di Savona e Cairo che sono due scuole per periti meccanici.
Io capisco quello che dice ma il saper scegliere gli ingranaggi per fare una filettatura altornio tradizionale non è quello che le aziende chiedono. I programmi svolti nelle scuole sono ministeriali non si puo insegnare le tecniche odierne e le tecniche passate altrimenti sti ragazzi li teniamo a scuola 20 ore al giorno.
Tra l’altro oggi negli istituti ci sono regole per la sicurezza che sono molto severe (rispetto solamente a quando ero dal lato dei banchi io) e mettere a norma macchinari di trent’anni fa ha un costo che supera il valore della macchina stessa. Per poi insegnare una cosa che non è richiesta dal mondo del lavoro.
Colgo la palla al balzo per accettare l’invito a parlande difronte a un piatto di lasagne e una volta che vado a Parma dai parenti ti vengo a trovare. 😉
:laugh: :laugh: :laugh: , Renzo ed Adriano, siete fantastici 😉 😉 😉
E’ stupendo vedere come difendete le vostre idee. Mi piace molto anche il tono pacato della discussione.
Ad ogni modo, per ritornare in Topic (se no mi sa che ci frustano a sangue) la mia idea sulla lubrificazione di un organo meccanico è tendente ad osservare le prescrizioni di chi ha costruito il meccanismo.
Dal manuale Uso e Manutenzione della Fiat 500 F si legge che la scatola guida deve essere rifornita con litri 0,12 (o Kg. 0,11) di olio FIAT W 90/M (SAE E 90 EP) che, per quanto mi ricordo, indica una elevata viscosità. Quindi molto vicina al grasso se pur ancora fluido.
Io utilizzerei questo tipo di lubrificante, certo, forse funziona anche con grasso misto ad olio, ma se le prescrizioni indicano quel tipo di olio, perchè non adoperarlo ??
😉
PS. e se invece delle lasagne fossero due belli spaghetti a vongole ????
Questo è un negozio di prova — nessun ordine sarà preso in considerazione. Ignora