Per cica un decennio le corse delle macchine si volgono sulla pista in sabbia e terra che è lunga un chilometro, per le moto viene creato un secondo anello che misura 400 metri. Per sopperire al problema della polvere, tra una manche e l’altra i due circuiti vengono bagnati con spruzzi d’acqua tramite il passaggio di un’autobotte.
Della precedente destinazione permangono su ciò che non viene ancora chiamato “Autodromo” le classiche tribune e un totalizzatore. Per un po’ di tempo si può anche continuare a scommettere e lo si fa ora in modo bizzarro sulle competizioni motoristiche ma seguendo le regole di quelle equestri.
In un punto della pista “grande” perdura anche la presenza di un semaforo che in precedenza serviva per dare la partenza alle corse ippiche ad handicap: quelle in cui i cavalli vengono disposti a distanze diversificate. È in questo punto che nel 1957 verrà costruita una svolta che prenderà appunto il nome di “curva semaforo” o semplicemente “semaforo” appellativo che ancora permane.
Anche in questo caso il nascente mondo delle corse auto-motoristiche eredita una regola ippica e alcune gare si disputano appunto con il gap. Sarebbe bello se Marco e Maurizio Giraldi – che saluto – potessero arricchire l’argomento raccontandoci qualcosa che sicuramente il loro grande padre Luigi meglio noto come “Giggetto” – che come ci è già stato riferito ha vissuto in prima persona questa fantastica epoca partecipando ad alcune gare – avrà loro narrato.
Soldi non ce ne sono – ricordo che siamo da poco usciti dalla seconda guerra mondiale con le ossa rotte – e quei pochi non bastano a pagare tutti i piloti. In alcuni casi Raniero Pesci – proprietario del “catino” – è costretto a barattare la presenza dei concorrenti più conosciuti cedendo loro pacchetti di biglietti di entrata all’autodromo che gli stessi rivendono sottoprezzo ai primi appassionati di motori che iniziano ad arrivare a frotte da Roma – e non solo – per vedere dal vivo questo nuovo spettacolo molto noto negli States ma del quale in Italia solo i cinegiornali si occupano.
Il racconto che precede era secondo me indispensabile per far conoscere anche agli Amici del Forum l’antefatto di quello che diventerà l’Autodromo nel quale maggiormente le Fiat 500 si sono espresse…e ci stiamo arrivando. Alcune notizie e foto qui rappresentate provengono dagli archivi del noto giornalista Franco Carmignani. Per chi volesse approfondire l’argomento esistono due suoi libri: “Vallelunga un Autodromo per Roma” (Edipromo) e “Vallelunga 65 anni tra storia e futuro” (Edipromo Group).